I salici
A chi non conosce la flora alpina, potrà sembrare strano apprendere che nel Giardino il genere rappresentato da un maggior numero di specie è il Salice. Crescono infatti allo stato spontaneo ben otto specie di Salix, e precisamente S. glaucosericea, S. caesia, S. foetida, S. retusa, S. herbacea, S. serpyllifolia, S. reticulata, S. helvetica.
Questo genere, imparentato con i pioppi, con i quali costituisce la famiglia delle Salicaceae, ha forme talvolta di difficile determinazione anche per la facilità con cui si formano ibridi interspecifici. Esso è costituito da piante legnose, con fiori unisessuati e disposti in amenti, cioè in infiorescenze generalmente pendule, cilindriche, senza veri petali (sono amenti le infiorescenze del Nocciolo, della Betulla, del Castagno ecc.). La fecondazione è favorita dagli insetti (formiche, coleotteri, farfalle; perfino le mosche). I piccoli semi si circondano spesso di un feltro bianco, che ne favorisce la dispersione col vento.
I Salici costituiscono un aspetto della vegetazione caratteristica dei luoghi umidi, ma in montagna rappresentano un elemento importante della vegetazione pioniera. Queste piante, infatti, con la betulla nana (assente nelle Alpi Cozie) e con esponenti della famiglia delle Eriche, sono le specie legnose in grado di spingersi più in alto sui versanti. Per questa ragione si osservano, in queste specie straordinarie, numerosi e caratteristici adattamenti all’ambiente alpino: il portamento prostrato e la forma nana; la presenza di strati cerosi che rivestono le foglie, per limitare la perdita d’acqua; di composti organici (fenoli) che regolano la velocità della crescita e che contribuiscono all’assorbimento delle radiazioni ultraviolette, l’elevata capacità di riprodursi per talea e per polloni radicali.
Al contrario delle specie di pianura, i cui semi possono germogliare pochi giorni dopo la maturazione, quelle d’alta montagna hanno tempi molto più lunghi, per sopravvivere al lungo periodo d’innevamento.
Sarà facile al visitatore attento individuare i salici con portamento cespuglioso: S. glaucosericea, S. caesia, S. foetida, S. helvetica.
La prima specie è la più diffusa sul versante, ed è anche la più appariscente. Ha foglie ovali, piuttosto allungate, spesso ricoperte di fitti peli. Di qui il suo nome latino, salice a foglie bianche setacee.
La seconda (dal latino caesĭus, azzurrognolo), è presente solo in due o tre esemplari, di piccole dimensioni, nella zona umida ad Eriofori (lato S del Giardino); le foglie sono generalmente prive di peli, a margine intero.
La terza specie, un tempo nominata Salix arbuscula, ha i margini delle foglie leggermente dentate, con piccole ghiandole chiare all’estremità dei denti. Forse il nome botanico attuale, poco grazioso, è dovuto all’odore caratteristico delle foglie allo stato secco.
Infine, Salix helvetica, un tempo denominata Salice dei Lapponi, è un arbusto molto simile a S. glaucosericea, da cui si riconosce per pochi caratteri: ha le foglie meno allungate, un po’ meno pelose, i fiori femminili e maschili di forme e colori leggermente diversi.
Un carattere particolare hanno le altre quattro specie, per il portamento strisciante e non cespuglioso.
Il Salice a foglie reticolate, Salix reticulata, è facile da riconoscere proprio per la caratteristica che gli è valso il nome. Cresce su suoli lungamente innevati, nelle vallette nivali, su versanti esposti a Nord. Ha foglie ellittiche, talora quasi rotonde, di un verde assai scuro. E’ una specie diffusa sulle Alpi e nelle regioni artiche e, come i suoi prossimi parenti, gioca un ruolo essenziale nel fissare i suoli detritici mobili, favorendo la penetrazione delle erbe da pascolo.
Salix retusa (“salice sermollino”, “salice ermellino”), ha forma e portamento simile al precedente, dal quale però si riconosce abbastanza facilmente per avere fusto almeno in parte sotterraneo e frutto non peloso. Un tronco del diametro di 2 cm può avere un’età di 50 anni. Anche questa è specie pioniera dei versanti alpini. E’ diffuso sulle montagne dell’Europa e dell’Asia centrale, è assente nelle regioni nordiche.
Il Salice a foglie di serpillo, Salix serpyllifolia, appiattisce al suolo i suoi fusti nodosi, che portano foglie minuscole (lunghe da 5 a 20 mm), intere, non pelose e un po’ lucenti. E’, tra le specie legnose pioniere, la più audace e la più resistente. Vive sulle creste battute dai venti, dove le temperature possono scendere a decine di gradi sotto zero e in superficie il suolo inaridisce. Raggiungere quote eccezionali, come i 3400 m sul Monte Rosa.
Infine, il Salice erbaceo, Salix herbacea, è, tra i suoi cugini, il più straordinario. Il grande botanico Claude Favarger, sottolineando che quest’albero di uno o due centimetri è il più piccolo di tutti, rileva argutamente che, con esso, la natura si è dimostrata superiore ai maestri giapponesi di bonsai. Un tronco di 7 mm può avere un’età di 40 anni, e dunque un anello di crescita annua non supera il decimo di millimetro. Alla ripresa vegetativa compaiono due o tre piccole foglie tondeggianti che racchiudono fiori femminili di un colore rosso porporino.