Fabrizia 24-29 luglio
La salita. Per cambiare, questa volta parto da Villanova e imbocco il sentiero sulla destra orografica del Pellice. In tanti anni di frequentazione della valle, non ero mai passata da li. È molto bello! Gli scorci sulle cascatelle e sui “tumpi” sono molto più suggestivi rispetto alla visuale che si gode dall’altra parte. Sul percorso vi sono alcune balme che possono offrire riparo in caso di maltempo e all’altezza della Cascata del Pis, un ponticello quasi “tibetano” consente l’attraversamento del rio.
Al ponte del Pra, mi concedo un pezzo di cioccolato e poi via, sulla strada verso il giardino.
Altri camminano sullo stesso percorso, prendendo tutte le scorciatoie possibili, ma dato il carico pesante (le scorte per i cinque giorni da passare lassù), imposto la marcia “mulo” restando per lo più sulla strada.
Al Giardino, Ginevra e Alessandro ad accogliermi, ma sono ancora alle prese con i visitatori e, guardandomi intorno, noto subito un gran affaccendarsi di uomini e mezzi: le infaticabili GEV, con il supporto di un miniescavatore e dei due addetti allo stesso, approntavano le tubazioni nuove per l’acqua. Sia per rifornire la casetta del Giardino, sia per una fontanella che verrà costruita sulla strada a beneficio dei passanti.
Uno di loro, però stava già preparando pranzi e in breve ci siamo ritrovati tutti attorno a una allegra tavolata.
Il turno. Cinque giorni metà dei quali nella nebbia, trascorso con le solite attività legate alla posa dei cartellini presso le fioriture più interessanti e vistose, con qualche attività utile al gruppo presso la casetta e con la costruzione di un abominevole ma , spero, funzionale gabbietta di filo di ferro per provare a proteggere un bocciolo di Cursium acaule dalla voracità marmottesca. Infatti, ogni anno, con l’inizio della fase calante della luna di luglio, questi boccioli diventano squisiti: girando nel giardino, soprattutto presso gli ingressi delle tante, potrete notare i cespi devastati e privi dell’unico bocciolo. L’intento è provare a proteggerne almeno uno per poterlo mostrare fiorito (rosa fucsia intenso) ai visitatori e soprattutto permettergli di andare a seme.
Gli avvistamenti. Un gipeto, pipistrelli ( dopo la segnalazione da parte dei chirottologi, mi sono seduta vicino al laghetto in ora tarda, ma non proprio buia, e li ho visti!), camosci e naturalmente marmotte in gran quantità, una pernice con 7-8 pulli, un gheppio.
I passanti e i visitatori. Molti gli stranieri ( tedeschi, belgi, olandesi, svizzeri, francesi….) per lo più intenti in trekking lunghi anche con la tenda. Tra gli italiani molti ragazzi giovani.
Sabato 27 c’era la corsa dei rifugi, per cui dalle 8 alle 10,30 un gran movimento di gente, oltre ovviamente ai 350 atleti impegnati nella gara. Col binocolo ho visto poi, arrivare i primi al traguardo del Pra, in due ore e poco. Un banco di nebbia mi ha celato la vista dell’arrivo dei successivi!
Le sere solitarie. Quest’anno il rifugio Barant è chiuso per i lavori di ristrutturazione, così la sera dopo le 17-18 non c’è più nessuno. Se avessi avuto bisogno di qualcosa avrei dovuto camminare almeno 40 minuti per raggiungere il Pra. Per fortuna l’isolamento non mi dispiace e non sono ansiosa. Il silenzio quassù è davvero impagabile. Ho letto un paio di libri e pensato molto.
Il ritorno. Infine l’ultimo giorno. Radioso e ventilato, ma subito caldo. Un po’ di pulizie e nel frattempo per essere lunedì comincia ad arrivare un sacco di gente, ed infine anche Juri a darmi il cambio. Due scambi di informazioni e consegne varie, il montaggio e il collaudo di una doccia solare che eroicamente ha portato su, come piccolo lusso nella vita spartana dei volontari, l’ultima visita guidata e poi giù verso il Pra, tappa e poi ancora giù verso Villanova….. Caldo e ancora più caldo…. Ma domani si deve tornare al lavoro 😭 … Alla prossima.
PS : ricordo ancora che quest’anno il rifugio Barant è chiuso per lavori. Chi sale senza portarsi nulla da mangiare, potrebbe trovarsi un tantino a disagio. L’acqua al Giardino c’è 😊, ma c’è solo questa. La birra no! 🤣